Yala National Park (Sri Lanka)… a safari under the rain.

 
Lo Yala National Park è situato nell’angolo sud-est dello Sri Lanka e anche se non è il Serengeti, un safari all’interno dello Yala riesce sempre a regalarti emozioni. La fine della stagione secca (tra marzo e aprile) è il momento migliore per la visita, considerato che durante la stagione delle piogge e subito dopo, gli animali si disperdono su un’area molto ampia .Nonostante ciò sono stato sfortunato in quanto per tutta la settimana del mio soggiorno si sono alternate piogge copiose a nuvole grigie. Lo Yala abbina una riserva naturale integrale con un parco nazionale, per un’area protetta complessiva di 120.000 ettari circa che comprende macchia, boscaglia, pianure erbose e lagune salmastre.
 
 

Questa vasta regione di boschi e distese aperte di prateria è la maggiore attrattiva di questo angolo di Sri Lanka. Il parco è diviso in 5 blocchi; il blocco 1 è il più visitato e al momento del mio soggiorno era anche l’unico aperto. Arrivato alla stazione dei bus di Tissamaharama (il paese dove alloggiare ed organizzarsi i safari) si viene subito assaliti da diversi procacciatori di clienti, è opportuno quindi che sappiate già come muovervi a grandi linee ed arrivare in loco con qualche informazione in merito all’ alloggio e costi di safari, altrimenti sarete in balia di persone incompetenti con l’unico scopo di scucirvi dei soldi. Noleggiata la jeep con autista e battitore (una guida autorizzata del parco) inizio il mio safari nello Yala National Park.

La varietà di fauna è notevole, le emozioni nel vedere gli animali liberi e per nulla infastiditi sono molto forti. Malgrado ci siano molti animali, mi sono recato in Sri Lanka per vedere la Panthera pardus kotiya, questa particolare sottospecie di leopardo esiste solo quì e lo Yala è il posto migliore per vederlo ma con il tempo sempre piovoso le probabilità di avvistarlo sono molto scarse.

 

Altra nota importante riguardante il parco è la varietà di uccelli che offre: 150 specie ornitiche, molte delle quali sono visitatori temporanei in fuga dalle temperature rigide dei continenti nordici.

I pavoni erano ovunque ma non solo allo Yala, in tutte le altre zone verdi dell’ isola è onnipresente, tanto da renderlo il simbolo dello Sri Lanka.  
 
 

Durante il safari il susseguirsi di incontri con la fauna faceva crescere in me la voglia mista a speranza di incontrare il leopardo; il pensiero di volerlo fotografare o anche solamente vedere mi stava tenendo occupata la mente che oramai si stava rassegnando all’idea di non incontrarlo. Una parte di me ci credeva e non si voleva arrendere anche quando sia l’autista che il battitore mi stavano spiegando che quando piove i leopardi sono ben nascosti tra i rami più fitti degli alberi per non bagnarsi.

Dopo giorni di pioggia e ore di safari finalmente un colpo di fortuna: mentre seguivamo un sentiero poco battuto, la guida fece fermare l’autista e cercò la mia attenzione con lo sguardo e qualche gesto, per non fare ulteriore rumore, al fine di mostrarmi uno sciacallo intento a divorarsi quello che rimaneva di una carcassa di un vecchio elefante morto da una settimana circa.

Nello Yala National Park il leopardo non è l’unico predatore, ce ne sono altri altrettanto temibili… 

…quando non dormono!

…ma ci sono anche molte prede!
 
 
 
Lo sconforto stava prendendo il sopravvento sul mio ottimismo ma c’era sempre quella piccola parte dentro di me, che stava diventando minuscola, di speranza; ero convinto che oramai mi serei dovuto accontentare di questo bellissimo safari così, senza sole e senza leopardi. Proprio così, perchè anche se era stato il safari più piovoso della mia carriera fotografica, ero felicissimo di averlo vissuto in quella circostanza, perchè la natura bisogna viverla come viene e non come si vorrebbe. Stavamo percorrendo l’ultimo sentiero prima dell’uscita dal parco, quando il battitore preso da un improvviso attacco di agitazione e fermento, fece accostare la jeep al bordo di un sentero strettissimo, indicandomi una rupe sulla cui sommità si trovava lui!
 
 
 La gioia era tanta, l’euforia era esplosa e non potevo crederci, quel bellissimo maschio di leopardo così imponente che mi stava fissando con i suoi occhi magnetici mi avevano penetrato l’anima, mi sentivo fortunatissimo ma non avrei mai pensato così tanto fortunato!
 Sì, perchè dopo qualche istante è arrivata persino una femmina e le sorprese non erano finite. Poco dopo, lei ha iniziato a corteggiare il maschio, che non sembrava minimamente interessato, ed io ero felice di quel momento così speciale. Tutto mi sarei aspettato quel giorno ma non quello che stava per accadere, stavo per essere testimone di un’ accoppiamento tra leopardi e per lo più senza altre jeep intorno, era soltanto il loro ed il mio momento.

 

 

 Queste sono soltanto una piccola parte delle mie emozioni provate durante un safari lontano dall’ immaginazione della maggior parte della gente, con albe limpide e tramonti caldi. E’ stato un safari dove il sole non si è mai fatto vedere ed il cielo grigio l’ha fatta da padrone ma questo, come ogni safari, ha dentro un’avventura, che in questo caso si è svolta sotto la pioggia…insomma, a safari under the rain!

Testo e foto di Claudio Zamagni.

 

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